OFFERTE DI PRODOTTI VIA MAIL O MP

In un forum che tratta di salute e malattie, può succedere che improvvisamente qualcuno offra la soluzione tanto agognata, via mail o via messaggio privato.
DIFFIDATE sempre, controllate, ricercate e chiedete. Chiedete ad altri foristi se per caso conoscono questo prodotto, chiedete se esistono dei test e delle testimonianze attendibili.

La Medicina Ortomolecolare è una pratica terapeutica che si basa sull'introduzione della quantità ideale di nutrimenti nella dieta che mira a perseguire il livello di salute ottimale attraverso il riequilibrio dell'assetto biochimico.

Domanda Sulla chemioterapia

  • Raffaele/Michelangelo
  • Avatar di Raffaele/Michelangelo Autore della discussione
  • Offline
  • Platino Utente
  • Platino Utente
Di più
8 Anni 10 Mesi fa #40013 da Raffaele/Michelangelo
Sulla chemioterapia è stato creato da Raffaele/Michelangelo
Sulla chemioterapia

Il compito della chemioterapia, come del resto anche quello della radioterapia, sarebbe quello di arrestare la riproduzione neoplastica cellulare o di promuoverne il diretto abbattimento.

Essa si attua (chemioterapia precauzionale) al fine di abbattere le possibili cellule neoplastiche, restanti dopo una prestabilita operazione chirurgica, le quali potrebbero essersi distaccate dal tumore e propagatesi in altri distretti corporei o anche prima di un intervento chirurgico (chemioterapia neoadiuvante) per ridurre il volume della formazione neoplastica, in modo da rendere l'operazione chirurgica meno invasiva e più incisiva, confinando l'irradiazione ad aree meno estese.

Ne risulta anche del tutto interessato il midollo osseo sia per l'anemia a livello degli eritrociti (globuli rossi) sia per l'immunodeficienza a livello leucocitario (globuli bianchi) sia per un diminuito coagulamento ematico a livello piastrinico, che apre la via a episodi emorragici di minore o maggiore rilevanza a seconda dello stato di salute del paziente oncologico.

Ora, sebbene la chemioterapia declassi la quantità della massa neoplastica, fornendo di primo acchito la pietosa insania di un involuzione del cancro, stiamone pur certi che le tantissime cellule cancerogene sopravvissute al trattamento preserveranno integra o finanche rafforzata la salvaguardia riproduttiva e della propria esistenza in vita, per come appreso in passato.

Nel dettaglio, la chemioterapia fornisce una miscela di “medicinali anticancerogeni”, che possono essere i più disparati, a seconda della particolare peculiarità ch'essi debbano possedere.

Detti farmaci, in linea di massima propinati per endovena, possiedono una nocività di breve e media scadenza, che partono dalla nausea e dai conati di vomito e proseguono, in un secondo tempo (effetto chemioterapico), con una disdicevole azione di ripercussione non solo contro le cellule cancerogene di rapida replicazione ma anche nei confronti delle cellule sane del midollo osseo, della pelle e delle mucose.

Come anticipato precedentemente, la chemioterapia si ripercuote sul midollo osseo, declassando la fabbricazione leucocitaria, degli eritrociti e delle piastrine per tutto il tempo in cui la terapia chemioterapica è intensiva, con quei ferali contraccolpi che includono il pericolo d'infezioni, spossatezza, eventi di sanguinamento più o meno importanti.

E poi tutto il resto, ovviamente: perdita dei capelli, dei peli, dolorose infiammazioni delle mucose della cavità buccale, esofagea, sofferenze enteriche, dissenteria con possibile rovina delle membrane di rivestimento.

In massicce quantità, i chemioterapici possono danneggiare le ovaie, comportando ciò infecondità, o indurre menopausa.

E sapete come si cerca di ovviare a tutti questi ferali contraccolpi?-somministrando altri farmaci!!!

Una semplice considerazione.

Le cellule neoplastiche non si replicano tutte contemporaneamente.

Pur tuttavia, si somministrano farmaci antitumorali, per la loro azione di inibizione o rallentamento del metabolismo e della riproduzione cellulare, i cui effètti si ripercuotono esclusivamente su quelle cellule che in quel lasso di tempo si stanno sdoppiando, incluse le cellule sane.

In conseguenza di ciò, sono innumerevoli le colonie cellulari non attaccate dai chemioterapici somministrati, solo per il fatto che tantissime di esse in quel determinato lasso di tempo non si stiano sdoppiando.

Da qui, il bisogno di sottoporre il paziente oncologico a più terapie chemioterapiche, con tutte quelle devastanti ripercussioni espresse precedentemente.

Aggiungo che tutti i farmaci anticancerogeni, e ribadisco tutti, producono anomalie genetiche, le quali consentono per l'appunto di portare le cellule neoplastiche al suicidio.

Ma siccome le anomalie genetiche provocate sono incostanti e inaspettate, le ricadute risultano sempre più fattibili e veloci nonché sempre più problematiche da trattare, dato che le cellule neoplastiche superstiti incamerano una così tanta quantità di difetti genetici da farle risultare maggiormente autonome e meno ricettive sia all'habitat endogeno sia a quello esogeno.

In relazione all'organo interessato e alla tipologia oncologica, poiché ciascuna materia chimica s'insedia a suo modo nei vari distretti corporei, si somministrano contemporaneamente più farmaci antitumorali.

Ma, come già detto, essi sono assimilati, ahimè, anche dalle cellule in salute, che solamente in parte potranno poi sanare il deterioramento ricevuto.

Le cellule ematiche, quelle delle mucose digestive, della parte bassa (bulbo) dei follicoli piliferi, le quali possiedono una frequenza di duplicazione più rapida, sono le più lese, con tutte quelle deleterie conseguenze, cui prima mi riferivo, quali la caduta dei capelli, il deterioramento del tratto gastroenterico, il declassamento delle stazioni immunologiche, ...

I chemioterapici si distinguono in citostatici e citotossici.

I primi sono capaci bloccare la duplicazione cellulare ma non di abbattere le cellule neoplastiche, hanno esiti inconvertibili (anche a basse quantità), per cui il loro impiego costituisce un pericolo comprensibilmente accettato dagli addetti ai lavori.

I secondi producono la distruzione cellulare.

Vi sono poi i farmaci di nuova generazione definiti “biologici”, da tradurre con “biotecnologici” (ossia anticorpi, per lo più monoclonali, realizzati in laboratorio, che colpiscono uno specifico bersaglio sulle cellule tumorali) piuttosto che “vicini alla natura”, i quali sono capaci di arrestare i linfociti B, sia quelli sani (riproducibili in linea di massima dal corpo) sia quelli malati.

Per es., le cellule cancerogene del carcinoma del seno possiedono frequentemente sulla loro superficie la proteina Her 2 che funge da recettore per congiungere certe materie che promuovono la crescita delle cellule neoplastiche.

Allo scopo, le biotecnologie mediche hanno creato un anticorpo che arresta questo recettore, deteriorando la cellula cancerogena.

L'ostacolo tuttavia arduo da superare risiede nel fatto che ogni cellula neoplastica abbia sopra di sé dei recettori differenti, pertanto caratteri diversi, relativamente alla medesima tipologia tumorale, al punto che l'anticorpo monoclonale, creato dalla ricerca biotecnologica, possa essere efficacemente impiegato solo di tanto in tanto e per pazienti scelti con molta cura.

Comunque, anche questa ulteriore risorsa non solo non costituisce una rivoluzione decisiva nel settore delle patologie oncologiche ma presenta anch'essa dei rischi: dolori sparsi un po' ovunque per il corpo, eczemi, infiammazioni delle mucose, ipotensione, manifestazioni allergiche, sintomatologia tipica dello stato quasi influenzale, vampate di calore, voltastomaco.

Nel 1990 il dott. Ulrich Abel, biostatistico ed epidemiologo tedesco, divulgò una ricerca molto particolareggiata, condotta valutando con metodi matematico-statistici tutte le ricerche ufficiali inerenti al settore delle terapie chemioterapiche condotte nei maggiori reparti oncologici mondiali, con una duplice finalità ossia quella di appurare se la chemioterapia applicata ai carcinomi in stadio avanzato risultasse valida nell'aspettativa di allungamento dell'esistenza in vita e se essa ne migliorasse la qualità.

In ordine al primo dei due quesiti, cito testualmente Ulrich Abel:

- Con il passare del tempo ciò che prima era solo un sospetto è divenuto certezza: ancora oggi, dopo diversi decenni di intensa ricerca terapeutica clinica su sostanze citostatiche, per la maggior parte dei tipi di cancro manca una qualsiasi evidenza che il trattamento dei tumori effettuato con queste sostanze, nel suo ambito principale di applicazione, precisamente in stadi patologici avanzati, possa esercitare un’influenza positiva sull’aspettativa di vita.

Le notizie di successi, generalmente diffuse, sono, per quanto riguarda i tumori epiteliali, alquanto ingannevoli.

Esse si basano, di regola, su errate conclusioni da materiale insufficiente.

(Abel 1997, p. 4).

Nel quadro sopra illustrato si desumono pure alcune osservazioni sulle sostanze dispiegate per la chemioterapia, le quali risultano in linea di massima pericolose, rafforzando probabilmente l’evoluzione metastatica delle iniziali neoplasie e in ultima istanza promuovendo la morte riconducibile allo stesso trattamento farmacologico.

È anche acclarato che le cellule metastatiche cancerogene possiedano una differente reattività alle sostanze impiegate come antitumorali, quelle cioè che inibiscono il metabolismo e la moltiplicazione cellulare, se raffrontate alle cellule della primordiale neoplasia.

Inoltre, anche il dimezzamento della massa cancerogena non basta a promuovere l’aspettativa di esistenza in vita di soggetti con neoplasia in fase avanzata.

Citando Abel:

- Vengono anche discussi numerosi effetti diretti della terapia sulle cellule tumorali che conducono all’aumento della malignità: mutazioni provocate dalla chemioterapia, amplificazioni genetiche e attivazione genetica attraverso i citostatici.

(Abel 1997, p. 59).

- Vengono inoltre riscontrate metastasi localizzate in sedi dove, senza chemioterapia, normalmente non si sarebbero osservate, e talvolta si assiste, nel periodo postchemioterapico, a una eccessiva disseminazione tumorale.

(Hillemans 1981).

Nella maggior parte degli studi randomizzati che sono stati pubblicati non è stata rilevata alcuna differenza tra i pazienti ai quali è stata somministrata chemioterapia e il gruppo di controllo senza alcuna terapia o con placebo.

I singoli risultati positivi sono stati puntualmente contraddetti da studi nei quali il gruppo di controllo ha avuto una risposta migliore.

(Nicholls 1986, Buyse 1988, Kane 1991)

Appurato dunque che la chemioterapia non accresca l’aspettativa di esistenza in vita in soggetti con carcinomi in fase avanzata, Abel affrontò quindi il secondo quesito, quello relativo alla promozione della qualità dell’esistenza in vita, sempre relativamente ai pazienti sotto trattamento chemioterapico.

Esprimere un parere sulla qualità della vita non è certo questione agevole: essa include al contempo sia i contraccolpi, spesso ferali, che la chemio può provocare sia altri criteri di valutazione sulla idoneità a espletare le consuete mansioni.

Sempre da Abel:

- Come abbiamo visto in alcuni pazienti (e in alcuni medici) la chemioterapia suscita grandi speranze e aspettative di guarigione che possono condurre a un misurabile miglioramento dell’umore e che, per questo, esercitano un’influenza sulla qualità della vita.

Poiché possibilmente quanto più grande è l’aspettativa di successo, tanto più forte è l’aspettativa di successo e tanto più forte è la sensazione del paziente di poter “contribuire” attraverso i danni subiti (effetti collaterali) al successo, ci si può imbattere nel paradossale fenomeno che una terapia che mostra effetti collaterali particolarmente fastidiosi può condurre lungo la via della distorsione illusiva a un miglioramento particolarmente spiccato dell’umore.

Abel 1997, p. 69.

Innumerevoli sono i soggetti che pretendono dal medico curante un certo, come dire, “dinamismo farmacologico”, preferibile a quello di “starsene inattivi a guardare”, pur dovendo sopportare le gravose ripercussioni del trattamento chemioterapico e speranzosi del fatto che quanto più la chemio sia forte tanto maggiori potranno essere le possibilità di un buon esito conclusivo.

Io mi limito solo a osservare che 64 su 79 addetti ai lavori (studiosi dei tumori) asserirono di escludere per la propria persona, nella malaugurata ipotesi di affezione tumorale, l’impiego del trattamento chemioterapico, sia per la dannosità sia per l’inutilità dello stesso.

(MacKillop et al. 1986).

Sta di fatto che, pur evidenziando la farmacologia chemioterapica un’elevata cancerogenicità, addirittura in grado di promuovere composizioni neo-tumorali, diverse da quelle da trattare, le multinazionali farmaceutiche orientano pesantemente la ricerca verso i propri tornaconti economici.

Inoltre, tutto quanto quell’entusiasmo mostrato nei tempi correnti verso un’evoluzione di successo della patologia oncologica, relativamente ai trattamenti chemioterapici, credo che non sia affatto accettabile.

Sono solo “espedienti statistici” quelli che connotano con un certo trionfalismo percentuali di risanamento neoplastico del 50%.

Osservate:

- cancro del testicolo: 90% di guarigione;

- cancro del polmone: 10% di guarigione;

- media aritmetica: (90 + 10) : 2= 100 : 2 = 50% di guarigione.

Il fatto è che l’incidenza del cancro al testicolo è piuttosto rara, mentre l’incidenza del cancro al polmone è piuttosto elevata!!!

Vi è poi una crescita rilevante nell’ultimo trentennio, per es., dei cancri alla prostata, ciò soprattutto per il progresso delle biotecnologie mediche che consentono una diagnosi sempre migliore e tempestiva, tuttavia la percentuale dei decessi permane praticamente identica.

E cosa dire poi della sopravvivenza al tumore a cinque anni dalla prognosi e necessariamente dalla terapia?

Frequentemente, i soggetti che dopo il quinquennio sono ancora in vita o in fase di attenuazione della patologia tumorale si ritengono ormai al sicuro.

Bene: altrettanto spesso, gli addetti ai lavori lo lasciano credere, aggiungendo quei pazienti (dal punto di vista statistico) nelle file di coloro che sono risanati.

Così accade che un decennio o un ventennio dopo declassi considerevolmente la percentuale di sopravvivenza!!!
I seguenti utenti hanno detto grazie : yagoo40, Hall, Beppe, Imhotep

Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 10 Mesi fa #40014 da Imhotep
Risposta da Imhotep al topic Sulla chemioterapia
Ti sei dimenticato di dire che sia chemioterapia sia radioterapia uccidono le cellule (quelle tumorali, ma anche quelle sane che invece ci servirebbero vive) tramite necrosi, un processo altamente infiammatorio che, inoltre, ha come risultato una cicatrizzazione molto tardiva dei tessuti. Esattamente l'opposto del naturale processo di morte cellulare programmata, l'apoptosi. Sia lo stato infiammatorio che il collasso della struttura tissutale colpita sono propedeutici alla formazione di nuove masse neoplastiche, che risultano inevitabilmente meno permeabili alle "terapie" di quelle che vanno a sostituire. Una "cura" coi fiocchi, non c'è che dire!

Aggiungerei anche un'osservazione per quanto riguarda le statistiche sulla sopravvivenza. Siccome i pazienti che muoiono di polmonite in seguito ai danni della chemioterapia vengono catalogati alla voce "decesso per polmonite", così come quelli che muoiono in seguito a danni cardiaci o epatici irreversibili, o altro, e non alla voce corretta di "decesso causato da chemioterapia", è ad oggi impossibile stabilire quante sono le vittime inutli di questa barbarie, cioè coloro che in un conflitto armato ricadono nella categoria "danni collaterali". Per non parlare di tutti quelli che muoiono più rapidamente e in condizioni di gran lunga peggiori del necessario a causa della chemioresistenza delle cellule cancerose indotta proprio dai magnifici veleni inoculati dalla MU, che sono dichiaratamente carcinogeni!
I seguenti utenti hanno detto grazie : yagoo40, Hall, elena, Argon

Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.

  • Cecilia
  • Avatar di Cecilia
  • Visitatori
  • Visitatori
8 Anni 10 Mesi fa - 8 Anni 10 Mesi fa #40015 da Cecilia
Risposta da Cecilia al topic Sulla chemioterapia
Buongiorno caro Amico, é un piacere poterti rileggere :)

Ti ringrazio per il tempo che tu hai investito oggi scrivendo il tuo ultimo intervento e spero, come sempre, che alcuni lettori lo possano prendere in considerazione come punto di partenza per una ricerca che li porterá inevitabilmente allo scoprire le terribili veritá che riguarda la chemio (mi risulta sempre alquanto difficile mettere la parola -terapia dietro a chemio).

Se mi permetti vorrei aggiungere qualcosa alle statistiche di sopravvivenza, che, notate bene, non sono statistiche di guarigione: quella non é contemplata in oncologia

Tumore allo stomaco - sopravvivenza (ufficiale)
T1 senza metastasi e senza linfonodi interessati 71%
T4 4%

ed ecco che si supera il 30% di sopravvivenza
si prega di notare che in questi dati non si fanno differenze tra etá dei pazienti o altri fattori determintanti, quali il sesso.

Inoltre, come per la statistica riportata da Raffaele, bisogna ricordare che i casi di T1 sono alquanto rari in quanto il tumore allo stomaco viene molto spesso diagnosticato in stato molto avanzato, questo a detta dei siti di oncologia ufficiale.

This survival rate has improved gradually over the last 30 years. One reason the overall survival rate is poor in the United States is that most stomach cancers are diagnosed at an advanced rather than an early stage. The stage of the cancer has a major effect on a patient’s prognosis (outlook for survival).

www.cancer.org/cancer/stomachcancer/deta...ancer-survival-rates

Questo tasso di sopravvivenza è migliorato gradualmente nel corso degli ultimi 30 anni . Uno dei motivi per il quale il tasso di sopravvivenza globale è scarso negli Stati Uniti è che la maggior parte dei tumori dello stomaco sono diagnosticati in uno stadio avanzato piuttosto che una fase iniziale . La fase del cancro ha un effetto importante sulla prognosi del paziente ( prospettive per la sopravvivenza ) .

Il tasso maggiore di sopravvivenza ´riguarda i malati sotto i 45 anni di etá - 35% ma in questa fascia d´etá questo tipo di tumore é alquanto raro
La percentuale di sopravvivenza si abbassa con l´alzarsi dell´etá, fino a raggiungere il 4%.


E questo é la tecnica che l´oncologia usa a proprio piacimento per redigere statistiche, un modo di calcolare piuttosto dubbioso.

Da una tabella ufficiale dell´Istituto Robert Koch, si puó vedere come i casi di tumore allo stomaco sono stati, per es. nell´anno 2011, 179 per la fascia che riguarda l´etá che va dai 40 ai 44 anni, per gli uomini e per le donne 124
mentre invece la fascia di etá 65-69 anni raggiunge, nel 2011, un numero di ben 1165 casi per gli uomini e 601 per le donne

sommando e dividendo tutti questi dati si possono raggiungere i risultati che si vogliono, che tristezza.
Ultima Modifica 8 Anni 10 Mesi fa da yagoo40.

Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 10 Mesi fa #40017 da elena
Risposta da elena al topic Sulla chemioterapia
Manipolare le statistiche è una delle prime cose che ti insegnano all'università, lo dico x esperienza, anche lavorativa. Posso far dire tutto e il contrario di tutto ai numeri. L oggettività non esiste, specialmente se dietro ci sono interessi economici. Basta stressare un po' determinati parametri e riesci a far ammirare persino Nettuno di giorno a un non vedente : lol:
Il guaio purtroppo è determinante se ci si basa su "certe" statistiche per prendere decisioni importanti x la propria vita.
Quanto ai medici va detto che ce ne sono diversi che rientrano appieno nella categoria incorniciata da Robert J. Sutton , mentre coloro che per poter vivere alla grande spacciano farmaci oncologici distruttivi della vita, io li collocherei nell8' cerchio dei gironi infernali, :evil:
( qualche giorno fa sono andata in ospedale a fare certe analisi del sangue e ho visto uno spettacolo super desolante, non so più quante giovani e giovanissime ragazze col foulard in testa e la flebo attaccata che sciamavano al bar per farsi una chiacchiera e tirarsi via dalla desolazione di chi piangeva a dirotto, chi si lamentava del dolore, chi aveva solo parole di tristezza, perché queste cure deprimono il sistema nervoso, sia x gli scompensi fisici che per quelli a impatto psicologico devastante. Altro che "la chemioterapia può condurre a un miglioramento della qualità della vita" :blink: :pinch: :S :?
I seguenti utenti hanno detto grazie : Hall, Imhotep

Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.

  • Raffaele/Michelangelo
  • Avatar di Raffaele/Michelangelo Autore della discussione
  • Offline
  • Platino Utente
  • Platino Utente
Di più
8 Anni 10 Mesi fa - 8 Anni 10 Mesi fa #40030 da Raffaele/Michelangelo
Risposta da Raffaele/Michelangelo al topic Sulla chemioterapia
"Detti farmaci, in linea di massima propinati per endovena, possiedono una nocività di breve e media scadenza, che partono dalla nausea e dai conati di vomito e proseguono, in un secondo tempo (effetto chemioterapico), con una disdicevole azione di ripercussione non solo contro le cellule cancerogene di rapida replicazione ma anche nei confronti delle cellule sane del midollo osseo, della pelle e delle mucose.

Come anticipato precedentemente, la chemioterapia si ripercuote sul midollo osseo, declassando la fabbricazione leucocitaria, degli eritrociti e delle piastrine per tutto il tempo in cui la terapia chemioterapica è intensiva, con quei ferali contraccolpi che includono il pericolo d'infezioni, spossatezza, eventi di sanguinamento più o meno importanti.

E poi tutto il resto, ovviamente: perdita dei capelli, dei peli, dolorose infiammazioni delle mucose della cavità buccale, esofagea, sofferenze enteriche, dissenteria con possibile rovina delle membrane di rivestimento.

In massicce quantità, i chemioterapici possono danneggiare le ovaie, comportando ciò infecondità, o indurre menopausa.

Pur tuttavia, si somministrano farmaci antitumorali, per la loro azione di inibizione o rallentamento del metabolismo e della riproduzione cellulare, i cui effètti si ripercuotono esclusivamente su quelle cellule che in quel lasso di tempo si stanno sdoppiando, incluse le cellule sane.

In relazione all'organo interessato e alla tipologia oncologica, poiché ciascuna materia chimica s'insedia a suo modo nei vari distretti corporei, si somministrano contemporaneamente più farmaci antitumorali.

Ma, come già detto, essi sono assimilati, ahimè, anche dalle cellule in salute, che solamente in parte potranno poi sanare il deterioramento ricevuto.

Le cellule ematiche, quelle delle mucose digestive, della parte bassa (bulbo) dei follicoli piliferi, le quali possiedono una frequenza di duplicazione più rapida, sono le più lese, con tutte quelle deleterie conseguenze, cui prima mi riferivo, quali la caduta dei capelli, il deterioramento del tratto gastroenterico, il declassamento delle stazioni immunologiche, ...

Vi sono poi i farmaci di nuova generazione definiti “biologici”, da tradurre con “biotecnologici” (ossia anticorpi, per lo più monoclonali, realizzati in laboratorio, che colpiscono uno specifico bersaglio sulle cellule tumorali) piuttosto che “vicini alla natura”, i quali sono capaci di arrestare i linfociti B, sia quelli sani (riproducibili in linea di massima dal corpo) sia quelli malati".

Pensavo fosse abbastanza, Imhotep, ma potrei scrivere un trattato!!!

Ciao, Cecilia, ti saluto con affetto.

Quanto ho scritto "Sulla chemioterapia" l'ho fatto dopo aver letto queste tue parole, che mi hanno molto colpito:

- la chemioterapia cozza con tutte le terapie che sostengono il corpo e la mente, partendo da questo dato di fatto, per quanto possa suonare triste o disumano, é inutile mettersi lá a ricercare in libri e web soluzioni e aiuti quando poi ci si dá la mazzata sui denti con le proprie mani, che senso ha?!
inoltre
quando ci sono minorenni di mezzo, e chi scrive non é neanche uno dei genitori ma un parente, e non importa di quale grado, entrano in gioco leggi con le quali purtroppo non si scherza
a genitori che non vogliono far fare la chemio ai propri figli viene tolta la patria potestá, ti immagini cosa significa?
se i genitori stessi non hanno il diritto di dire di no, ti puoi immaginare che cosa puó succedere a parenti, amici e conoscenti ?

Ora, e mi spiace di doverlo scrivere in modo rude, prima che tuo padre decida di farsi operare fatevi spiegare VERAMENTE cosa significa per tuo padre quell´operazione che gli vogliono fare, ma FATEVELO VERAMENTE SPIEGARE PER FILO E PER SEGNO
per quanto riguarda la chemio sai come la pensiamo in questo forum e sai che abbiamo ragione, come ho giá scritto, prendete il coraggio a quattro mani e andate a leggervi le probabilitá di sopravvivenza e questo nei siti della MU, non in quelli alternativi
se poi ce la fate, tirate le somme, purtroppo non sará difficile farlo

Una piccola confessione, Amica!!!
Ultima Modifica 8 Anni 10 Mesi fa da Raffaele/Michelangelo.
I seguenti utenti hanno detto grazie : Cecilia, yagoo40

Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 10 Mesi fa #40143 da illiria
I seguenti utenti hanno detto grazie : Raffaele/Michelangelo, Hall, elena

Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.

Tempo creazione pagina: 1.049 secondi