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Domanda L'uomo senza inconscio

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12 Anni 1 Mese fa #4359 da Clara
L'uomo senza inconscio è stato creato da Clara
di Massimo Recalcati
L'autore ripensa in modo originale le più diffuse psicopatologie del disagio contemporaneo della civiltà: anoressie, bulimie, obesità, tossicomanie, depressioni, attacchi di panico, somatizzazioni. La sua tesi è che in tutte queste nuove forme del sintomo il soggetto dell'inconscio, cioè il soggetto del desiderio, non sia più il protagonista della scena. Piuttosto, al centro della nuova clinica è la difficoltà soggettiva di accedere al desiderio, è l'assenza, lo spegnimento, la morte del desiderio. Prevalgono l'apatia, l'indifferenza, il vuoto, la fatica di esistere. In questo senso la nuova clinica è una clinica dell'antiamore, una clinica che non è più centrata, come accadeva in quella classica della nevrosi, sulle vicissitudini della vita amorosa: il soggetto ipermoderno appare come un soggetto smarrito, senza centro, dominato dalla spinta compulsiva a un godimento solitario (narcisistico e cinico) che esclude lo scambio simbolico con l'Altro.
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11 Anni 11 Mesi fa #8449 da lord_vivec
Risposta da lord_vivec al topic Re: L'uomo senza inconscio

Clara ha scritto: di Massimo Recalcati
L'autore ripensa in modo originale le più diffuse psicopatologie del disagio contemporaneo della civiltà: anoressie, bulimie, obesità, tossicomanie, depressioni, attacchi di panico, somatizzazioni. La sua tesi è che in tutte queste nuove forme del sintomo il soggetto dell'inconscio, cioè il soggetto del desiderio, non sia più il protagonista della scena. Piuttosto, al centro della nuova clinica è la difficoltà soggettiva di accedere al desiderio, è l'assenza, lo spegnimento, la morte del desiderio. Prevalgono l'apatia, l'indifferenza, il vuoto, la fatica di esistere. In questo senso la nuova clinica è una clinica dell'antiamore, una clinica che non è più centrata, come accadeva in quella classica della nevrosi, sulle vicissitudini della vita amorosa: il soggetto ipermoderno appare come un soggetto smarrito, senza centro, dominato dalla spinta compulsiva a un godimento solitario (narcisistico e cinico) che esclude lo scambio simbolico con l'Altro.


Sembra interessante. Purtroppo, io manco di una decente formazione in psicanalisi e quindi l'inconscio resta un settore ancora in larga parte inesplorato. Ma conosco Recalcati, ho già avuto modo di apprezzare varie opere.
Conosco la psicologia diciamo "superficiale", cognitiva e comportamentale, che agisce sulla sfera cosciente e tutt'al più sul subconscio; ho qualche nozione sugli impulsi e la loro espressione (gestalt) e dovrei iniziare presto con la bioenergetica (sto facendo un corso di psicologia integrata,che include tutta questa roba. Gran bella cosa che esistono).

Ma riguardo all'inconscio e le parti più profonde, beh sinceramente a me appare come un vero macello :side:
Comunque, non saprei da dove cominciare a studiare l'inconscio... forse dovrei cominciare da Jung? :dry:

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  • Clara
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11 Anni 11 Mesi fa - 11 Anni 11 Mesi fa #8478 da Clara
Risposta da Clara al topic Re: L'uomo senza inconscio
Intanto dell'inconscio si può dire che è un sapere non saputo.

L’inconscio in Freud e Lacan
Morrone Silvia

L’inconscio, insieme alla sessualità, è uno dei punti chiave di una psicoanalisi freudiana. Non ha nulla a che vedere con le forme di inconscio che lo hanno preceduto o accompagnato e che si riferiscono al non-conscio, al più o meno conscio, a qualcosa che verrebbe prima della coscienza. La scoperta di Freud è che qualcosa parla e funziona nell’inconscio in modo altrettanto elaborato che a livello del conscio.
Nella seconda metà dell’800 Freud comincia a interessarsi alla cura delle malattie nervose. L’ipnosi e l’elettroterapia erano i metodi elettivi per il loro trattamento e venivano praticati soprattutto in Francia da medici come Bernheim e Charcot. L’utilizzo dell’ipnosi aveva messo in luce che parte dei processi psichici non erano immediatamente accessibili alla coscienza. Nella lezione 6 dell’Introduzione alla psicoanalisi Freud riporta uno degli esperimenti a cui aveva assistito: “Un uomo veniva trasportato in stato di sonnambulismo e in tale stato gli si faceva vivere in forma allucinatoria ogni possibile esperienza. Poi lo si svegliava, e dapprima egli sembrava non sapere nulla di quanto era avvenuto durante il sonno ipnotico. Bernheim lo invitava allora direttamente a raccontare che cosa gli fosse accaduto durante l’ipnosi. Egli affermava di non poter ricordare nulla. Ma Bernheim insisteva, faceva pressione su di lui, gli assicurava che lo sapeva, che doveva ricordarsene; ed ecco, l’uomo diveniva titubante, cominciava a riflettere, si ricordava dapprima nebulosamente una delle esperienze suggeritegli, poi un altro pezzo, il ricordo diveniva sempre più chiaro, sempre più completo, e alla fine veniva portato alla luce senza lacune. Ma, poiché dopo costui sapeva, nonostante nel frattempo non avesse appreso alcunché da nessun’altra fonte, è giustificato concludere che anche prima egli sapesse di questi ricordi. Essi gli erano solo inaccessibili, non sapeva di saperli, credeva di non saperli”. Interrogato dalle ricerche che Charcot svolgeva a Parigi sull’isteria, Freud, tornato a Vienna, comincerà ad occuparsene nella sua pratica. Se la scoperta di contenuti psichici non accessibili alla coscienza rimaneva un elemento fondamentale nella cura delle malattie nervose, la metodologia impiegata lo convinceva sempre meno. Molti anni più tardi, nello scritto del 1921 Psicologia delle masse e analisi dell’Io, Freud scriverà a proposito degli esperimenti di Bernheim: “ […] già allora provavo un’oscura avversione nei confronti di questa tirannide della suggestione. Quando un malato che non si dimostrava arrendevole veniva redarguito con le parole ‘Ma cosa fa? Voi vi contro suggestionate!’, mi dicevo che questa era una palese ingiustizia e un atto di violenza. Se si tentava di soggiogarlo con la suggestione, l’uomo aveva certamente il diritto di contro suggestionarsi”. Da queste parole vediamo che Freud coglie subito che il metodo dell’ipnosi toglie di mezzo qualsiasi implicazione del malato nella cura e considera questo come un limite alla cura stessa. Decide quindi di abbandonarla. A quel punto, gli si pone la questione di come fare emergere questo sapere non saputo. È proprio quando Freud si sottomette alla parola delle sue pazienti che emerge, nel racconto che fanno dei sintomi che le affliggono, che i sintomi stessi sono portatori di un sapere. Lasciar parlare quei sintomi non solo ha effetti terapeutici, ma, là dove si interroga quello che si presenta come un sapere evidente, ne emerge un altro che non era conosciuto ma che aveva una sua incidenza. Quindi l’inconscio per Freud non è solo quello che potremmo chiamare il passaggio dall’implicito all’esplicito, dal dentro al fuori.
“Sto male ma non so perché, amo quella persona ma a volte non la sopporto, ho sempre desiderato arrivare a quel risultato e adesso non mi sento felice”, sono degli esempi molto semplici per dimostrare che nulla che possa assomigliare ad una linearità, ad una razionalità, ad una trasparenza caratterizza la nostra vita quotidiana che sembra piuttosto inciampare continuamente, non corrispondere a quanto ci aspettavamo, fallire.
Lacan parte da dove Freud si era fermato in relazione al concetto di inconscio con una formula che caratterizzerà tutto il suo insegnamento dagli anni ’50 alla metà degli anni ‘60: l’inconscio è strutturato come un linguaggio. Per ogni essere umano significanti e significati non sono la stessa cosa, si combinano secondo logiche che cambiano caso per caso e che possono dare indicazioni fondamentali per la direzione della cura, mentre, al contrario, siamo abituati a pensare che ciò che diciamo ed il suo significato siano la stessa cosa. Quando un soggetto sofferente si rivolge ad un analista, l’invito a parlare ha la funzione, primariamente, di dare una forma a ciò che il soggetto percepisce chiaramente – una sofferenza, un disagio, ma anche il fatto che qualcuno si rivolga ad un analista perché vuole occupare la posizione di analista per un altro soggetto –, ma che si presenta come informe. Ciò è possibile grazie al fatto che l’analista non riempie di nuovi significati quanto di enigmatico si presenta, ma lascia che il discorso si dipani per cogliere qual è la posizione del soggetto, qual è la natura dei suoi legami, quali sono le soluzioni che ha trovato di fronte alle difficoltà.
Il decennio che va dalla metà degli anni ’60 alla metà degli anni ’70 è caratterizzato dall’elaborazione di quello che Lacan chiama l’oggetto a: esso indica che il soggetto non è solo un fatto di parola, di significante: un soggetto è anche godimento. Possiamo dire che un soggetto in analisi costruisce la propria storia, la racconta, ma se ci fermiamo solo su questo piano non teniamo in conto il fatto che i nostri pensieri girano, in fondo, sempre intorno ad un godimento e che questo incide su tutta la nostra esistenza. La psicoanalisi è l’unico discorso che si fa carico del godimento come conseguenza del linguaggio sul soggetto, perché per la psicoanalisi il soggetto viene ad abitare il linguaggio che preesiste il soggetto.
Ultima Modifica 11 Anni 11 Mesi fa da Clara.

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11 Anni 11 Mesi fa #8495 da alexpio
Risposta da alexpio al topic Re: L'uomo senza inconscio

Clara ha scritto: di Massimo Recalcati....
.... Piuttosto, al centro della nuova clinica è la difficoltà soggettiva di accedere al desiderio, è l'assenza, lo spegnimento, la morte del desiderio. Prevalgono l'apatia, l'indifferenza, il vuoto, la fatica di esistere........




Tutti questi sintomi appaiono "maledettamente simili" a quelli molto meno "subconsci" procurati dal micoplasma.

Questo e' un breve estratto della testimonianza del dottor Donald MacArthur (che all'epoca lavorava al Pentagono) data davanti alla commissione congressionale nel 1969:

" researchers found that if they had mycoplasma at a certain strength—actually, 10 to the 10th power—it would develop into AIDS, and the person would die from it within a reasonable period of time because it could bypass the natural human defences. If the strength was 10 to 8, the person would manifest with chronic fatigue syndrome or fibromyalgia. If it was l0 to 7, they would present as wasting; they wouldn’t die and they wouldn’t be disabled, but they would not be very interested in life; they would waste away"

"I ricercatori hanno scoperto che se il micoplasma era alla concentrazione del 10 a 10, esso si sarebbe sviluppato in AIDS, e la persona sarebbe morta in un periodo di tempo ragionevole, perche' esso avrebbe bypassato le difese immunitarie. Se la concentrazione era 10 a 8, la persona avrebbe manifestato sintomi di fatica cronica o fibromialgia. Se la concentrazione era del 10 a 7, i soggetti avrebbe presentato quella che viene definita "wasting syndrome"; essi non sarebbero morti o dventati disabili, ma avrebbero perso interesse nella vita; essi si sarebbero lasciati andare (nel senso di morire dentro)".

Se si tiene in considerazione questa testimonianza alla luce del fatto che si presume che oltre il 90% della popolazione mondiale sia affetta da qualche forma di micoplasma, mi viene piu' di qualche dubbio...... :whistle: :whistle:


estratto da:

Dr Donald MacArthur, Pentagon, Department of Defense Appropriations for 1970, Hearings before Subcommittee of the Committee on Appropriations, House of Representatives, Ninety-First Congress, First Session, Monday June 9, 1969, pp 105—144, esp. pp. 114, 129.

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11 Anni 11 Mesi fa - 11 Anni 11 Mesi fa #8498 da Clara
Risposta da Clara al topic Re: L'uomo senza inconscio
Il disagio fisico e quello psichico sono spesso intrecciati, i sintomi descritti si possono avere anche con una forte anemia, tuttavia credo che il discorso che Recalcati vuole offrirci nel suo libro rivesta una complessità maggiore nella sua analisi dei tempi odierni, e vale sicuramente la pena di leggerlo.
Massimo Recalcati è un ottimo "divulgatore", i suoi testi sono sempre molto comprensibili anche a un pubblico non addetto ai lavori
Ultima Modifica 11 Anni 11 Mesi fa da Clara.

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11 Anni 11 Mesi fa #8569 da lord_vivec
Risposta da lord_vivec al topic Re: L'uomo senza inconscio
@ alexpio
Ho letto l'intervento di Clara, stavo per rispondere, ma poi ho letto il tuo e mi sono sciolto dalla paura... io ho tutti questi sintomi (fibromialgia, stanchezza cronica, depressione non-proprio-evidente, ecc) però a me una cosa strana, il sistema immunitario è IPERattivo invece che ipoattivo, come ci si aspetterebbe... cosa significa?

Però alla fine del messaggio leggo

alexpio ha scritto: Se si tiene in considerazione questa testimonianza alla luce del fatto che si presume che oltre il 90% della popolazione mondiale sia affetta da qualche forma di micoplasma, mi viene piu' di qualche dubbio...... :whistle: :whistle:


eh, però scusa se dici così, hai detto tutto e non hai detto niente.... E in ogni caso, io credo che a me parte da un discorso psicosomatico, che poi è stato aggravato dall'uso prolungato di psicofarmaci (che è noto che provocano una caterva di malattie, e tra queste anche la fibromialgia, i disturbi del sistema immunitario e altre cose attinenti a questa condizione. Insomma, peggiorano anche i sintomi della stessa depressione, sia fisici che psicologici...)

in ogni caso, se volessi accertarmene, come si diagnostica questa condizione?

@ clara: ti rispondo stasera, sul thread della psicologia. Allora per studiarmi un pò l'inconscio, me lo consigli Recalcati? Io dovrei avere già qualcosa, trovato su internet...

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