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Domanda L'effetto Placebo

  • Gabriele
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12 Anni 1 Mese fa #4490 da Gabriele
L'effetto Placebo è stato creato da Gabriele
Effetto placebo

Un libro scritto sull'Effetto Placebo spiega perche' e' lecito prescrivere sostanze che non hanno una efficacia specifica verso la malattia ma aiutano a guarire.

Dott. Roberto Bassi

Chi conosce l'opera letteraria di Roberto Bassi ricordera' che la sua prima opera "La ragazza che odiava gli specchi" (1996) era una raccolta di casi clinici che dimostravano come non esista una separazione reale tra corpo e mente, e come la malattia '' in particolare quella dermatologica '' possa essere letta come una interazione tra loro.

Un tema che sarebbe stato ripreso, e approfondito, nel successivo Psiche e Pelle (2006) in cui l'autore – noto dermatologo veneziano - dimostrava come la malattia possa iniziare, in modo indipendente, nella mente e poi manifestarsi sul corpo, oppure seguire il percorso opposto. Una verita' che oggi e' conosciuta con il nome di psicosomatica e che riconferma, in maniera inconfutabile, che spesso si e' destinati a un insuccesso se si cerca di curare una gran parte delle malattie organiche come se la psiche non vi fosse in alcun modo coiinvolta.

Questo percorso di ricerca e' stato per il Prof. Bassi anche un viaggio all'interno del fondamentale rapporto fra medico e paziente, che va molto al di la' della comunicazione verbale e si fonda su una serie di atti, consci e inconsci, e di schemi legati ai differenti ruoli "tra colui che sa, nei confronti di colui che soffre e non sa" effetto placebo.

Un percorso che non poteva quindi trascurare la valutazione di quanto sia importante "la ricetta in se' – scrive Bassi – piuttosto che quello che vi e' scritto sopra", e che ha portato quindi alla stesura di un agile e stimolante volume dall'intrigante titolo "L'effetto placebo" (ed. Cafoscarina, 2010).

Tutti sappiamo che il placebo e' una preparazione farmaceutica a base di sostanze inerti, somministrata come controllo nelle ricerche cliniche sperimentali, ma nel libro lo si prende in esame come strumento di terapia utilizzata deliberatamente per gli effetti che puo' avere sui pazienti, pur sapendo che non esiste un'azione specifica nei confronti della condizione trattata. "Il placebo -- chiarisce l'autore -- non e' soltanto una compressa (o la semplice prescrizione della stessa) bensi' un intero procedimento, che inizia con la fiducia del paziente nel medico e continua con il pieno funzionamento del suo sistema immunitario e la sua capacita' di guarire…

la storia della medicina e' la storia del placebo: in una forma o in un'altra, finche' ci saranno persone che soffrono e medici (o sacerdoti, guaritori o stregoni), il meraviglioso processo del placebo continuera'. " (Irina Letti)
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12 Anni 1 Mese fa #5257 da Clara
Risposta da Clara al topic Re: L'effetto Placebo
curiosità sull'effetto placebo

Tra le prime regole scritte già nel 1025 da Avicenna su come condurre gli studi clinici (1), troviamo:
un farmaco per essere efficace lo deve essere, se non in tutti, in molti casi, altrimenti la sua efficacia può essere accidentale.

Oggi l’accidentalità viene chiamata “effetto placebo” e rappresenta la strana capacità a guarire mentre non si assume il farmaco, ma un composto inerte, il placebo.
Negli studi clinici controllati, strumento “ufficiale” per dimostrare l’efficacia dei farmaci, si osserva nelle patologie neurologiche una risposta media al placebo del 30%, fino ad arrivare per i farmaci antidepressivi SSRIs al 50% riportato da Kirsch in una meta analisi degli studi condotti dalla FDA (2). Per le patologie psicosomatiche la risposta al placebo raggiunge l’80%, ma per queste patologie è giustificabile sia una non risposta al farmaco, che cura sintomi “veri”, sia una guarigione con il placebo.

Chissà quale sarebbe stata la valutazione di Avicenna sull’efficacia di questi farmaci.

Ad una analisi superficiale sembrerebbe che l’effetto placebo costituisca un elemento di separazione tra la medicina ufficiale e quella alternativa. Infatti per quest’ultima sembra quasi offensivo che i risultati ottenuti siano dovuti all’effetto placebo, mentre per la medicina ufficiale è qualcosa di scomodo, che va sottratto all’efficacia dei farmaci.
Non sempre queste “sottrazioni” sono eseguite in modo preciso. Infatti, nonostante oggi le regole per condurre studi clinici controllati siano molte più complesse di quelle scritte da Avicenna, non mancano in letteratura articoli che denunciano un modo poco obiettivo di condurre tali studi. A titolo d’esempio, la Angel, capo redattrice del New England Journal of Medicine, autrice nel 1998 di un articolo di allerta contro l’uso della non testata medicina alternativa (3), nel 2009 si licenzia pubblicando un articolo dove denuncia che non ci si può fidare dei risultati degli studi clinici controllati in quanto sono presenti astuzie per far aumentare l’efficacia del nuovo farmaco (4):
 Molti farmaci … sono probabilmente poco migliori dei placebo, ma non c'è modo di saperlo perché i risultati negativi siano nascosti... i risultati sfavorevoli sono omessi.... Il disegno dello studio è scelto per evidenziare i risultati positivi
 Praticamente è spesso possibile far risultare dai trials clinici, conclusioni molto vicine a ciò che si desidera.
 Non è più possibile credere alla maggior parte degli studi clinici pubblicati,
 Mi dispiace giungere a queste conclusioni, alle quali sono arrivata mio malgrado dopo vent'anni come editore del New England Journal of Medicine.
In maniera più sobria, ma più dettagliata, Perucca, VP dell’ILAE, riporta le stesse conclusioni della Angel sugli studi clinici dei farmaci anticomiziali (5):
- randomized trials can produce misleading conclusions .
- inappropriate titration rates or suboptimal dosages or dosing schedules (often favouring the sponsor's product over the comparator)

La prima regola del gioco è non pubblicare i risultati contrari (6), la seconda sottostimare l’effetto placebo, quindi sempre troppo poco studiato.

Eppure rappresenta un modo sicuramente poco costoso di curare e assolutamente privo di effetti collaterali.
Le patologie neurologiche hanno il “difetto” che non possono essere facilmente quantificate, in quanto il medico riporta il numero di attacchi cefalgici o di crisi convulsive riferite dal paziente, ma se prendiamo, per esempio, l’artrite reumatoide anche qui troviamo un 30% di risposta al placebo. Una meta analisi riporta che nel sottogruppo di pazienti affetti da artrite reumatoide che hanno avuto positive pregresse esperienze con i farmaci, quindi ben disposti, la percentuale di risposta al placebo sale all’83% (7)! Come per le patologie psicosomatiche.
Anche negli studi sulle terapie del dolore si registra una risposta al placebo del 30%, che scompare somministrando il naloxone, sostanza che blocca il legame ai recettori dell’endorfine (8). Quindi anche chi risponde al placebo produce più endorfine.
La risposta al placebo è presente anche in patologie importanti quali l’epilessia (riduzione delle crisi anche >50% con placebo) e la sclerosi multipla (riduzione del 20% delle lesioni con placebo).
Il dato più interessante è riportato per il Parkinson, patologia caratterizzata da uno scarso livello cerebrale di Dopa. Per questa patologia sono stati proposti trapianti di neuroni dopamminergici e, anche in questo caso, è stato riportato un elevato effetto placebo (9).
Il placebo in questo caso è l’intervento chirurgico simulato!
Inoltre la quantità di dopamina rilasciata nel cervello correla con il miglioramento clinico anche tra coloro che rispondono al placebo (10) (notare che l’articolo è su Science).

Risulta evidente che siamo in grado di modificare realmente la nostra neurochimica in funzione di stimolazioni ambientali come il sentirci curati.

Interessanti a questo punto i risultati su studi su animale sul condizionamento ambientale: topi resi dose dipendenti a dosaggi medio alti di cocaina, somministrata quotidianamente in apposita gabbia, muoiono di over dose se la stessa dose gli viene somministrata nella gabbia di dimora. Hanno crisi di astinenza se, messi nella gabbia dove sono soliti ricevere la dose, questa non viene loro somministrata.
E’ evidente che contro bilanciano il sistema eccitatorio/inibitorio per prevenire lo sbilanciamento provocato dalla dose, se non è adeguatamente contro bilanciato si ha morte per over dose.
E’ estremamente interessante il fatto che riviste come Brain e Gut riportano che la sede del ns corpo capace di rispondere agli stimoli ambientali è l’intestino (11, 12) .
Questi 2 articoli ripetono pari pari la teoria della reazione e controreazione dell’omeopatia.

Modificare la flora intestinale e la permeabilità intestinale consente di modulare l’arrivo al cervello di precursori di importanti neurotrasmettitori, modulando quindi il funzionamento cerebrale.
Per esempio una flora disbiotica decarbossila eccessivamente il triptofano, precursore della serotonina, in indolo e scatolo. Quindi avremo maggiore vulnerabilità per depressione, epilessia e disturbi del sonno.
Decarbossila in tiramina la tirosina, precursore della dopamina (Parkinson), della noradrenalina (depressione, epilessia, funzioni cognitive) e della adrenalina (astenia).
Decarbossila in istamina l’istidina. Elevati livelli di istamina producono attacchi cefalgici nei soggetti vulnerabili.

Quindi ripristinando una corretta flora intestinale, per esempio con uso di prebiotici (diversi dai probiotici che dovrebbero arrivare vivi nell’intestino), possiamo risolvere sintomatologie neurologiche assai diverse.



1 Avicenna in Canone della Medicina, 1025
2 Kirsch I, et al.. PLoS Med. 2008 Feb;5(2):e45.
3 Angell M, Kassirer JP (1998). Alternative medicine--the risks of untested and unregulated remedies. The New England Journal of Medicine 339 (12): 839–41
4 Angell Marcia (2009), "Drug Companies & Doctors: A Story of Corruption", New York Review of Books, Vol 56, No 1; 15 January 2009.
5 Perucca E. What can we learn from clinical trials of anticonvulsant drugs in epilepsy? Eur J Pain. 2002;6 Suppl A:35-44.
6 Gøtzsche PC, Jørgensen AW. Opening up data at the European Medicines Agency. BMJ. 2011 May 10;342.
7 Morison RAH et al. Placebo responses in an arthritis trial. Ann. Rheum. Dis (1961), 20, 179
8 Oken BS. Placebo effects: clinical aspects and neurobiology. Brain 2008; 31: 2812-2823.
9 Transplantion of dopamine neurons. Mcrae C et al. Arch Gen Psychiatry 2004; 61:412-420.
10 de la Fuente-Fernández R et al. . Science. 2001 Aug 10;293(5532):1164-6:
11 Brain 2008. I31: 2812-2823
12 Wilhelmsen I. Brian- gut axsis as an example of bio-psyco social model: Gut 2000; (Suppl IV)47:iv5–iv7


dott.Paolo Mainardi
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12 Anni 1 Mese fa - 12 Anni 1 Mese fa #5317 da acqua
Risposta da acqua al topic Re: L'effetto Placebo
Ringrazio Clara e Gabriele per la ricca e qualificata documentazione esposta sull'argomento placebo!
Vorrei permettermi delle riflessioni, che avevo in testa da tempo, proprio sull'effetto "placebo".
Non sono sicura che riuscirò ad esprimermi con l'appropriatezza del linguaggio necessaria, ma spero che risulti comprensibile il mio pensiero, certo se così non fosse proverò a spiegarmi meglio.

Partendo dal principio che l'effetto placebo è la somministrazione del "nulla" in chimica, non si introduco sostanze che abbiano dei principi noti risolutivi nei confronti della malattia in atto, come si può asserire che il "nulla" abbia effetto?

Se così fosse, anche gli ammalati di tumore, in condizioni estreme, dovrebbero offrire con "cure" placebo, le stesse percentuali di guarigione, mi sembra nell'ordine del 25/30%. :huh:

Questo è il mio pensiero, molto confuso e pieno di dubbi. :(

Grazie a chi vorrà fare chiarezza su queste mie idee (confuse).
Ultima Modifica 12 Anni 1 Mese fa da acqua. Motivo: errori

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  • Cecilia
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12 Anni 1 Mese fa #5322 da Cecilia
Risposta da Cecilia al topic Re: L'effetto Placebo

acqua ha scritto:
Partendo dal principio che l'effetto placebo è la somministrazione del "nulla" in chimica, non si introduco sostanze che abbiano dei principi noti risolutivi nei confronti della malattia in atto, come si può asserire che il "nulla" abbia effetto?

Se così fosse, anche gli ammalati di tumore, in condizioni estreme, dovrebbero offrire con "cure" placebo, le stesse percentuali di guarigione, mi sembra nell'ordine del 25/30%. :huh:

Il discorso é cosí:

prima domanda- a quanti malati di tumore viene dato un placebo? credi veramente che lor signori i camici bianchi abbiano veramente voglia di provare che persino un placebo é molto meglio della loro chemio?
non credo.
e ammesso, ma non concesso, che gli oncologi facessero veramente questi test, credi proprio che renderebbero noto i risultati? :lol:
peró, loro (i camici bianchi), affermano in continuazione che tutti i guariti da terapie alternative sono guariti per azione da placebo :pinch:

I miracolati da placebo sono tantissimi, da sempre, ma non é economicamente accettabile, non si puó brevettare, sarebbe una truffa veramente ridicola.
Il nulla, come lo hai definito tu, agisce sulla psiche e automaticamente non é piú nulla ma tutto, il placebo é la prova schiacciante che tutte le teorie di Braden, di Lipton e colleghi sono vere, sono realtá tangibili.

La veritá, che da millenni si cerca di nascondere e di avvelenare con le loro medicine chimiche, é che l´organismo ha il potere di autoguarigione e il placebo é una delle tante chiavi delle quali si ha bisogno per aprire la porta della mente.

:)

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12 Anni 1 Mese fa #5328 da acqua
Risposta da acqua al topic Re: L'effetto Placebo
sono completamente d'accordo con quanto reso più evidente, chiaro da Cecilia.

Mi viene una idea a proposito:

L'effetto "placebo" dei medici è quello di continuare a somministrare chemio, o il "nulla" fingendo che sia una "cura".
E' ovvio che corpi stremati, da chemio, radio, operazioni, non ce la fanno più e non riescono a reagire nemmeno a stimoli della mente. :(

Certo, sarebbe interessante divulgare le cifre vere dei sopravvisuti (a distanza di anni) alle chemio e a "cure solo placebo". ;)
ma non esistono, no? :dry:

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  • Cecilia
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12 Anni 1 Mese fa #5329 da Cecilia
Risposta da Cecilia al topic Re: L'effetto Placebo
Aspetta
la chemio su alcuni pazienti funziona proprio perché loro, i pazienti, ci credono profondamente, credono nei medici e negli ospedali ma i medici sanno benissimo che cos´é e sanno benissimo che non é un placebo.
Cosí come ci sono quelli che guariscono a Lourdes o posti simili.

Non credo che esistano stime attendibili e questo per diverse ragioni, una é che non fa comodo che certe cifre raggiungano il pubblico, la seconda é che le statistiche vengono elaborate, maneggiate e rimaneggiate da chi di dovere, indovina chi? :angry:

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