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Domanda Nuove teorie sulle malattie autoimmuni.

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7 Anni 1 Mese fa - 7 Anni 1 Mese fa #53865 da Clara
Nuove teorie sulle malattie autoimmuni. è stato creato da Clara
Svolta copernicana per l’autoimmunità. Sull’eziologia virale delle malattie autoimmuni

E se le malattie autoimmuni, usualmente trattate con immunosoppressori, avessero in realtà un'eziologia virale?

“La natura è piena d'infinite ragioni, che non furon mai in isperienzia”, sosteneva Leonardo Da Vinci. Così, è possibile che tante delle sue ragioni a noi ancora sfuggano, proprio là dove crediamo di averle afferrate almeno in parte, poiché di esse manca esperienza. Pensare al futuro della virologia potrebbe implicare una necessaria dose di copernicano spirito rivoluzionario nella considerazione del funzionamento del Sistema Immunitario.

Non c’è attività biologica del corpo umano in cui esso non sia coinvolto, in una delle sue molteplici funzioni. Un campo di ricerca estremamente affascinante, che potrebbe produrre progressi finora impensati, è quello delle cosiddette ‘malattie autoimmuni’.

Queste potrebbero avere come innesco proprio un agente patogeno di tipo virale. In un’intervista risalente al 2002 di humanitassalute.it al dottor Giovanni Covini, responsabile dell’Ambulatorio di Check Up presso Humanitas Research Hospital di Rozzano (MI), viene spiegato il funzionamento generico delle malattie autoimmuni:
“La possibilità che il sistema immune reagisca contro costituenti autologhi, ovvero antigeni self, e provochi un danno tissutale fu intravista dagli immunologi fino dai tempi in cui fu messa in luce la specificità del sistema immune verso gli antigeni estranei.
Agli inizi del secolo, Paul Ehrlich coniò il termine piuttosto suggestivo di horror autotoxicus, che sta ad indicare una risposta immune dannosa verso gli antigeni autologhi.
Quasi 50 anni dopo, Macfarlane Burnet propose la teoria della selezione clonale, secondo la quale i cloni di linfociti autoreattivi vengono deleti durante lo sviluppo, al fine di prevenire le reazioni autoimmuni – prosegue Covini – Alla base delle malattie autoimmunitarie vi è l’attivazione, espansione e moltiplicazione clonale di linfociti T e B, le cellule principali del sistema immunitario specifico, e la produzione di anticorpi indirizzati verso molecole proprie dell’organismo, che causano lesioni a organi e tessuti”.

Dunque, i linfociti B sono implicati nella immunità umorale, cioè tramite anticorpi, mentre i linfociti T nella immunità cellulare, ovvero agiscono direttamente, senza la presenza di anticorpi.

I linfociti T sono suddivisi in sottogruppi. Ai fini della dimostrazione per la quale la teoria dell’Autoimmunità sarebbe euristicamente inconsistente per la spiegazione di alcuni fenomeni endogeni interessanti lo sviluppo delle cosiddette malattie autoimmuni, occorre tener presente la distinzione in linfociti NK (Natural Killer), che agiscono legandosi ad anticorpi; in linfociti CD4, detti anche Helper, i quali stimolano i linfociti B a produrre anticorpi; infine, in CD8 o linfociti killer o CTL (o citotossici) che hanno azione diretta senza l'intervento di anticorpi.

Le cellule infettate dai virus, per loro difesa, producono antigeni solubili che legano fuori della cellula l'anticorpo a sua volta legato alle NK, rendendo inefficace questo legame per la citolisi.

Sempre le cellule infettate producono, inoltre, sulla loro superficie cellulare, recettori decoy inefficaci dopo il legame con l'anticorpo rendendolo inutile.

Nelle malattie autoimmuni l'organo colpito presenta un’infiltrazione di cellule mononucleate (al contrario dei leucociti neutrofili o polimorfonucleati implicati nelle infezioni batteriche).

Se invece l'antigene è intracellulare come nel caso dei virus, intervengono i linfociti a) Natural Killer, i quali agiscono come pronto intervento sia direttamente, liberando nello spazio tra le due cellule granuli tra i quali i più importanti sono le Perforine o Citolisine che "bucano" la parete della cellula bersaglio portandola a morte, sia tramite legame con l'anticorpo che si fissa all'antigene sulla superficie cellulare. Gli interferoni aumentano la citotossicità delle NK, ma esse agiscono anche senza attivazione; b) Linfociti B che producono anticorpi; c) linfociti T Helper o CD4 che stimolano i linfociti B, e linfociti T Killer o CD 8 o CTL che agiscono direttamente sulla cellula bersaglio.

Il punto critico della questione sarebbe allora il seguente: quando un tessuto è infiltrato dai linfociti T Killer vuol dire che antigeni sono entrati nella cellula.

Secondo la teoria dell’Autoimmunità, il linfocita T killer va bloccato per non distruggere le cellule che continuerebbero a svolgere la loro normale attività.

La teoria dell’Autoimmunità sostiene che il sistema immunitario non riconosca più il proprio self ed aggredisca le sue stesse cellule, nei vari organi in base al tipo di malattia in causa, con conseguenze anche gravi quoad valetudinem e a volte quoad vitam. Si utilizzano perciò farmaci immunosoppressori.

Se invece si pensa ai linfociti T killer, affluiti (per chemiotassi) nel tessuto a causa di antigeni intracellulari (virus) che hanno alterato la cellula, come a degli operai che normalmente aggrediscono l’agente patogeno distruggendo la cellula malata, la teoria dell’Autoimmunità ne risulterebbe annientata e la terapia consisterebbe, al contrario dell’odierna prassi, nell’Immunostimulazione.


Nell’articolo Antibodies and Autoimmunity: A Three-Decade Perspective di Eng. M. Tan dell’Istituto di Ricerca ‘La Jolla‘ (California), si afferma: "Concettualmente, questa ipotesi dice che il sistema immunitario sta producendo una risposta ad una proteina self che è diventata anormale perché la proteina è stata alterata da una mutazione, per associazione atipica con altre proteine, per cambiamenti nel suo metabolismo o per localizzazione ectopica. In altre parole, il sistema immunitario funziona normalmente e sta producendo una risposta a un evento cellulare anormale".

Dunque, seppure l’articolo in questione non faccia cenno a terapie né confermi il punto di vista sul linfocita T, neanche lo smentisce, ma soprattutto avalla la tesi secondo la quale il sistema immunitario non impazzisce, ma si comporta normalmente nei confronti di un agente patogeno.

Il dott. Enzo Gigante, ex Primario di Medicina Generale dell’Ospedale Civile S.Scolastica di Cassino (FR) argomenta:

“In gran parte dei casi le malattie autoimmuni presentano molti aspetti che indirizzano verso una eziologia virale. E’ suggestiva la presenza degli stessi autoanticorpi presenti nell’uomo anche negli animali domestici come cani e gatti, ad indicare che possano essere una probabile fonte di contagio. Nei cani, ad esempio, malattie autoimmuni paradigmatiche come il Lupus Eritematoso Sistemico e l’Artrite Reumatoide presentano lo stesso quadro clinico ed anatomopatologico dell’uomo.

Il Sistema Immunitario non farebbe altro che il proprio lavoro, contrastando cellule ormai infettate da virus non individuabili in quando integrati nel genoma della cellula ospite. Infatti – prosegue il dott. Gigante – gli autoanticorpi individuati sono contro prodotti della attività nucleare e non contro componenti del nucleo stesso”. Significativo in tal senso è il recente episodio di abbattimento del cane Excalibur, di proprietà dell’infermiera spagnola affetta da virus ebola, poiché anch’esso contagiato.

Nancy Walsh, con la supervisione di F. Perry Wilson, insegnante di Nefrologia presso la Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania, tratta la connessione tra l’Epstein-Barr virus (EBV) e l’Autoimmunità, affermando: "Una infezione virale comune e le sue successive macchinazioni e manifestazioni immunologiche potrebbero aiutare a spiegare perché, in alcuni individui, il Sistema Immunitario si rivolti contro se stesso nel potenzialmente devastante processo di autoimmunità."

Per accreditare la tesi secondo la quale in pazienti affetti da Lupus Erythematosus Sistemico (SLE) siano stati trovati anticorpi anti-EBV, la Walsh cita a sua volta l’articolo Clinical and laboratory aspects of raised virus antibody titres in Systemic Lupus Erythematosus di N. F. Rothefield, A. S. Evans e J. C. Niederman, uscito nel 1973 su Lancet. Qui, per la prima volta, viene esplicitata tale connessione.

Così gli autori: “Il presente studio amplia la nostra precedente comunicazione preliminare sull'aumento di quattro anticorpi di virus in SLE rispetto ai soggetti di controllo e in contrasto con normali o diminuiti livelli di anticorpi per altri sette virus. Qui vi presentiamo la relazione dei titoli anticorpali elevati di quattro virus per caratteristiche epidemiologiche, cliniche e di laboratorio di SLE. I dati che sono presentati comprendono anche le osservazioni seriali oltre periodo prolungato su diversi pazienti. Sulla base di prove trovate, il virus EB può essere un probabile candidato per partecipazione all’eziologia e alla patogenesi del SLE in alcuni pazienti”.

E' importante che questi articoli confermino la possibilità che il Lupus venga scatenato da virus. Ancora il dott. Enzo Gigante aggiunge: “L'aumentata produzione di Alfa-IFN nel Lupus è un’ulteriore conferma dell’eziologia virale. Dunque, l’aumentata produzione di Alfa-IFN (citochina ad attività antivirale ed antineoplastica), che si riscontra nei pazienti affetti da Lupus Eritematoso Sistemico, non sarebbe altro che una normale risposta del Sistema Immunitario ad eventi cellulari anormali”.

Tuttavia, per la scienza ufficiale, la produzione di Alfa-IFN è considerata una delle cause del danno, giacché attiva i linfociti B e T
, tant’è vero che si auspica la produzione di un anticorpo anti-interferon.
ln sostanza, il target prevede sempre d’impedire la risposta immunitaria, limitando gli effetti collaterali degli altri immunosoppressori.

Così si fa con gli anticorpi monoclonali anti-recettore del TNFalfa, potente citochina prodotta dai macrofagi, ma anche da linfociti, che è una citochina della fase acuta dell'infiammazione; in realtà è soprattutto, come già suggerisce il nome, un fattore di necrosi tumorale. Nelle malattie autoimmuni, ritenendo la risposta infiammatoria "eccessiva" e causa della malattia, la terapia attuale spegne tutti i fattori che entrano in causa. www.lavocedinewyork.com/lifestyles/scien...malattie-autoimmuni/
Ultima Modifica 7 Anni 1 Mese fa da Clara.

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7 Anni 1 Mese fa #53866 da Clara
Risposta da Clara al topic Nuove teorie sulle malattie autoimmuni.
Criteri interpretativi delle malattie autoimmuni

I nostri occhi interni
Dobbiamo oggi guardare all'Immunologia come al terzo grande sistema di regolazione generale dell'organismo, specificamente deputato all'organizzazione delle difese sia verso l'esterno, sia verso l'interno. Tuttavia, ciò che rende ancor più suggestivo il tema sono le analogie fra Sistema Nervoso (S.N.) e Sistema Immunitario (S.I.). In questa configurazione il S.I. rappresenta a tutti gli effetti un organo sensoriale, cui compete il riconoscimento di stimoli non cognitivi (virus, batteri, tossine), al pari di stimoli cognitivi (stress ed emozioni). Peraltro sia l'architettura funzionale dei due sistemi sia le reciproche interazioni, sembrano giustificare questo postulato.

Non solo il S.N. entra in intimo contatto con il S.I. allorché penetra negli organi linfoidi (milza e linfonodi), ma questi ultimi comunicano direttamente con aree cerebrali grazie a potenti molecole che superano agevolmente la barriera emato-encefalica. Da circa un trentennio siamo a conoscenza di un principio immunologico basilare: non è tanto importante l'Antigene (Ag) in sè, quanto come l'interno reagisce alla perturbazione, cioè come il sistema si riequilibra. Ciò induce un'altra considerazione fondamentale: il riconoscimento dell'esterno è possibile attraverso la percezione del Sè (Self). www.smige.it/specializzazioni/malattie-a...ttie-autoimmuni.html
I seguenti utenti hanno detto grazie : miciofelix

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7 Anni 1 Mese fa #53867 da kik-ko
Risposta da kik-ko al topic Nuove teorie sulle malattie autoimmuni.
e in pratica quali soluzioni si adottano ? nel naturale cosa c'è di efficace se la causa fossero virus?

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7 Anni 1 Mese fa #53875 da Clara
Risposta da Clara al topic Nuove teorie sulle malattie autoimmuni.
Sul forum trovi tante cose sui protocolli di integrazione e intervento per le malattie autoimmuni.

Non ho capito cosa intendi dicendo "nel naturale".

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7 Anni 1 Mese fa #53876 da CMN
Risposta da CMN al topic Nuove teorie sulle malattie autoimmuni.
Non solo i virus sono sospettati di poter scatenare autoimmunità, ma anche batteri e miceti, dei quali in passato ho citato il MAP o Micobacterium Paratubercolosis sospettato di essere coinvolto nel morbo di Crohn e pure nel diabete tipo 1.
Riprendendo la parte linkata più sotto del dottore che Clara ha citato, il problema dei micobatteri è che non possedendo una membrana non vengono individuati dal S.I., tuttavia grazie ad estratti particolari i cosiddetti apteni (sostanze a basso peso molecolare di varia natura estratti da batteri o altro, vd.wikipedia) possono essere preparati degli immuno-complessi talora definiti nosodi in omeopatia. lo scopo di questi preparati sarebbe quello di riportare un equilibrio perduto secondo la visione: cura e rimedio siano tra loro simili (libera traduzione di: similia similibus curantur) propria dell'omeopatia.
Ma qui sarebbe bene sentire Clara ed Elena....

da: www.smige.it/specializzazioni/trattament...tiva-con-apteni.html

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7 Anni 1 Mese fa #53877 da CMN
Risposta da CMN al topic Nuove teorie sulle malattie autoimmuni.
aggiungo anche che i tentativi di individuare questi miceti (ad es. nell'intestino) falliscono proprio a causa dell'assenza di una membrana, che è la parte in cui elettivamente si legano i coloranti quando si fa un vetrino.
Sull'efficacia dei nosodi ci sono pensieri diversi, preferirei non esprimermi e sentire gli altri.

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