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Domanda Il ruolo del biofilm nelle infezioni.

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9 Anni 8 Mesi fa - 9 Anni 8 Mesi fa #30854 da Alernd
Il ruolo del biofilm nelle infezioni. è stato creato da Alernd
Un articolo che ho trovato molto interessante:

www.codicepaleo.com/biofilm/


Il ruolo del biofilm nelle infezioni batteriche, fungine e parassitarie. Cause e possibili rimedi.

Se avete uno o più di questi sintomi, le avete provate tutte, la dieta non produce i miglioramenti sperati, così come le terapie antibiotiche, il problema potrebbe essere nella presenza di un’infezione, batterica, fungina o parassitaria. Diagnosticata o meno, ma non eradicata completamente, nonostante corsi antibiotici ripetuti, a causa della presenza di biofilm.

Sistema immunitario indebolito
Prutito anale, soprattutto di notte
Difficoltà a prendere sonno e svegliarsi al mattino
Infezioni micotiche ungueali
Gonfiore e gas addominale
Allergie
Sensibilità a cibi ed agenti chimici
Rash cutanei e prurito nell’area genitale
Infezioni vescicali ricorrenti
Desiderio di consumare cibi dolci
Endometriosi
Problemi della pelle come psoriasi, dermatite, eczema
Mente annebbiata
Irregolarità mestruali
Ansia o depressione
Dolori muscolari e articolari
Costipazione o diarrea
Sclerosi Multipla
Artrite
Osteoporosi
Fatica cronica
Leaky Gut Syndrome
Calcoli renali
Morbo di Crohn
Insonnia ed altri disturbi del sonno
Problemi digestivi di vario tipo
Cos’è un biofilm?

I biofilm (o biopellicole) sono matrici extracellulari in cui risiedono batteri e funghi, in gran parte patogeni, in grado di proliferare e moltiplicarsi in sicurezza, sulla superificie della parete intestinale e protetti dagli attacchi del sistema immunitario.

I biofilm sono un po’ ovunque (placca dentale, sangue, suolo, condotti acquiferi, parete e lume intestinale, superficie corporea, stazioni spaziali, impianti di silicone e strumenti chirurgici) e la loro matrice è formata da:

acqua >97%
cellule batteriche: 2-5%
polisaccaridi: 1-2%
proteine (prodotte da lisi cellulare): <1-2%
DNA e RNA <1-2%
ioni
Un buon esempio è la la placca che copre i denti, in cui la matrice extracellulare permette ai batteri di condividere nutrienti ed anche il DNA, proteggendoli dalle difese immunitarie e dagli antimicrobici che assumiamo.

Nascondendosi all’interno dei biofilm, i batteri diventano più resistenti agli antibiotici (il biofilm rende i microbi 1000 volte più resistenti agli antibiotici). Questo perché oltre a godere di una protezione fisica, permette ai batteri di scambiarsi i geni resistenti agli antibiotici. I biofilm sono il motivo per cui molte infezioni possono essere così difficili da eradicare.

I biofilm permettono anche ai microorganismi di sopravvivere più a lungo anche in assenza di carboidrati. Uno studio ha dimostrato che i microorganismi possono sopravvivere fino a 43 giorni all’interno del biofilm anche senza cibo (digiuno completo). I biofilm sono presenti nel 90-95% dei soggetti con malattie infiammatorie croniche intestinali e nel 65% dei soggetti con sindrome del colon irritabile.


Secondo il Dr. Ettinger:

Il National Institutes of Health (NTH) stima che il 60% di tutte le infezioni umane e l’80% delle infezioni refrattarie (che non rispondono a trattamento medico) sono attribuibili alle colonie di biofilm. Ho visto questo, più comunemente, in casi di cui mi sono occupato, dove i patogeni erano: Chlamydia pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa, Helicobacter pylori, Borrelia burgdorferi e Candida albicans.

La presenza di biofilm ha implicazioni nelle malattie croniche infiammatorie, carie dentali, otite media cronica, sinusite, tonsillite cronica, colesteatoma, infezioni muscoloscheletriche, endocardite, polmonite associata a fibrosi cistica, tumore alla cistifellea, infezioni ricorrenti al tratto urinario, acne volgare, vaginosi, blefarite, raspino in gola cronico, lesioni cutanee nel diabetico e disturbi classificati come MINDD (tra cui asma, schizofrenia, ansia, depressione, disturbo da deficit di attenzione, etc.). Nell’intestino, il biofilm mantiene un sistema esteso di infiammazione cronica che porta a leaky gut, infezioni del tratto gastrointestinale, problemi digestivi di vario tipo, allergie, malattie autoimmune (Crohn, fibromialgia, sclerosi multipla), malattie degenerative e probabilmente al tumore.

Batteri patogeni con biofilm

Alcuni dei batteri patogeni che sappiamo risiedere all’interno del biofilm sono: Borrelia burgdorferi (Lyme disease), Campylobacter spp., E. coli O157:H7, Candida albicans, Clostridium difficile, Clostridium perfringens, Helicobacter pylori, Klebsiella pneumoniae, Legionella pneumophila, Listeria monocytogenes, Pseudomonas aeruginosa, Salmonella typhimurium, Staphylococcus aureus, Staphylococcus epidermidis e Vibrio cholerae. Specie di Chlamydophila come Chlamydia pneumoniae non formano biofilm, essendo intracellulari, ma possono accidentalmente finire nel biofilm prima di entrare in una cellula ospite.

Perché gli antibiotici non sono così efficaci in presenza di biofilm?

Oltre l’interesse intellettuale di scienziati ed ingegneri per il biofilm, quel è l’uso pratico di questa conoscenza? Un esempio è lo sviluppo dell’antibiotico. Questi farmaci sono stati sviluppati per uccidere batteri planctonici secondo l’assunto che avrebbero ucciso gli stessi batteri, ovunque si fossero trovati. Ora sappiamo invece che:

i batteri planctonici sono più suscettibili ai prodotti antimicrobici designati ad ucciderli rispetto ai batteri che si trovano all’interno di un biofilm
I batteri nel biofilm esprimono un set differente di geni rispetto alla controparte planctonica ed hanno fenotipi notevolmente differenti.
Mettete queste cose insieme con il fatto che gli antibiotici tradizionali sono stati inventati e testati su cellule batteriche nel loro stato plantconico relativamente non protetto, e capirete perché gli antibiotici non funzionano bene su questi stessi batteri quando cresciuti all’interno di un biofilm.

Un trattamento iniziale a base di antibiotico uccide le cellule planctoniche e la maggior parte delle cellule del biofilm. Il sistema immunitario elimina anche le cellule planctoniche persistenti, ma non del biofilm, che sono protette dalla matrice esopolisaccaride. Dopo che la concentrazione antibiotica diminuisce, le cellule persistenti del biofilm resuscitano e l’infezione riparte.

Ma c’è una buona notizia. Il biofilm si può “bombardare” fino a romperlo con un protocollo ad hoc per permettere agli antibiotici ed agli agenti antimicrobici di eradicare l’infezione. Vediamo come.

Protocollo per distruggere il biofilm

Il protocollo è stato presentato per la prima volta dalla D.ssa Anjiu Usman nell’Ottobre del 2007 ad una conferenza sull’autismo infantile, di cui riporto la seguente frase, piuttosto emblematica:

la produzione anormale di biofilm da parte di ceppi resistenti di microorganismi, può essere una possibile eziologia del perché molti dei nostri pazienti con test parassitologi negativi si sentono bene quando assumono prodotti antimicrobici ed antibiotici, ma hanno ricadute non appena terminata la terapia.


Quello che riporto di seguito ha alcune integrazioni ed aggiunte al protocollo Usman, frutto delle mie ricerche.

La terapia è suddivisa in 4 fasi e solitamente richiede da un minimo di 3 ad un massimo di 24 mesi (senza antibiotici).

FASE 1- Lisi e distaccamento del Biofilm

La lisi dell’alginato, componente principale della matrice extracellulare del biofilm formato da P. aeruginosa, facilita la diffusione di sostanze antimicrobiche suggerendo che la matrice polisaccaridica del biofilm è responsabile della resistenza passiva dei microrganismi agli agenti antimicrobici.

Utilizzare enzimi proteolitici e fibrinolitici (per la formazione del biofilm, è necessaria la fibrina) o agenti chelanti a stomaco vuoto (30/60 minuti prima del pasto o 2 ore dopo) per perforare il biofilm. Gli enzimi hanno un doppio effetto: decompongono il biofilm ed attaccano la struttura cellulare dell’infezione.

Nattochinasi (specialmente utile in presenza di Streptococco. Penetra il tratto gastrointestinale fino ad entrare nel sangue e rompere la fibrina)
Serrapeptasi (specialmente utile in presenza di Stafilococco)
Lumbrokinase
Gli enzimi digestivi umani generalmente non digeriscono i polisaccaridi dei biofilm, ma gli enzimi batterici che sono in grado, sono disponibili sotto forma di integratori. E gli enzimi potenzialmente utili includono: emicellulasi, pectinasi, cellulasi, glucoamilasi e beta-glucanasi. Enzimi proteolitici non-umani (oltre a nattochinasi & co.) come papaina e bromelina possono essere altrettanto validi in soggetti sensibili. Alcuni prodotti validi:

InterFase Plus™ (enzimi con EDTA)
Biofilm Defense di Kirkman Labs
Intenzyme Forte di Biotics Research
MetabolicZyme di Allergy Research Group
Non provate ad assumere enzimi digestivi a stomaco vuoto in presenza di gastrite, se avete una parete intestinale piuttosto irritata o soffrite di altri problemi gastrointestinali seri prima di aver parlato con il vostro medico.

Un’alternativa agli enzimi digestivi è quella di prendere 1-2 cucchiai di aceto o succo di limone con un po’ di acqua circa un’ora prima dei pasti. L’acido acetico nell’aceto può solubilizzare il calcio, il ferro e il magnesio nel biofilm, rimuovendo quindi questi minerali ed indebolendo il biofilm. Attenzione con l’aceto però a chi è allergico o intollerante ai lieviti, soprattutto per chi ha problemi di candida.

Agente chelante (30/60 minuti prima del pasto, in alternativa agli enzimi): 1/2 cps di Disodium EDTA (per via orale). Poiché il biofilm raccoglie metalli, composti con effetto chelante tenderanno a raccogliersi nel biofilm. Alcuni chelanti, specialmente l’EDTA, sono tossici per i batteri. Per cui un’integrazione di EDTA tende ad avvelenare il biofilm, portando i batteri fuori dal loro rifugio. Attenti però ad utilizzare questi prodotti in caso di leaky gut o permeabilità della barriera sangue-cervello, poiché potreste peggiorare di gran lunga (ed in modo irreversibile) la vostra condizione.
Lattoferrina: una molecola del siero del latte, che si lega al ferro ed inibisce la formazione e crescita del biofilm. Maggiormente efficace se assunta a stomaco vuoto ed in presenza di batteri della specie Pseudomonas. Ovviamente da evitare negli intolleranti ed allergici ai latticini. Sulla lattoferrina, la D.ssa Anju Usman, afferma:

ll nostro corpo produce proteine, transferrina e lattoferrina, le quali assorbono il ferro, bloccando la formazione del biofilm. Ma i batteri patogeni secernono chelatori del ferro per accaparrarsi il ferro e quindi competere con transferrina e lattoferrina per ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere.

Possibili alternative:

L’acido citrico legandosi al calcio può disturbare il biofilm
NAC (N-Acetil-Cisteina). Può distruggere o inibire il biofilm. Il NAC può dare reazioni avverse, soprattutto in presenza di biofilm ed infezioni fungine. Quindi forse, è meglio evitare, almeno nella prima fase del trattamento.
Monolaurina o Lauridicina (AKA Gliceril laurato o glicerolo monolaurato)
Xilitolo: è uno zucchero che rompe il biofilm, ed in molti casi di infezione virale od infezione cronica in generale, succede che il biofilm si formi, rendendo difficile al sistema immunitario di liberarsi di ciò che c’è all’interno. Per cui, lo xilitolo scompone il biofilm, facilitando al sistema immunitario il compito di vedersela con i patogeni. Sappiate però che lo xilitolo è un alimento ad alto contenuto di FODMAP. E può causare stati fermentativi e gas in persone con disturbi intestinali.
Zeolite – possibilmente “ruba” magnesio, calcio e ferro dalla matrice del biofilm
Evitare integratori a base di ferro, magnesio e calcio durante il protocollo per il biofilm, perché questi possono contribuire alla formazione del biofilm oppure aumentare la densità del biofilm, diminuendo quindi l’efficacia generale del trattamento.

Applicazione topica per sinusiti, otiti ed altre infezioni “esterne”

Uno dei possibili approcci per rompere il biofilm è l’applicazione topica (uso esterno) del prodotto. Ecco 3 possibilità.

shampoo per bambini della Johnson, che tramite la presenza di agenti tensioattivi ha un effetto terapeutico sul biofilm, favorendo l’eradicazione del biofilm.
gocce allo xilitolo (per la sinusite o otite). Lo xilitolo, nonostante sia uno zucchero, è attivo contro i biofilm, ed è anche uno dei motivi per cui le chewin gum con xilitolo sono diventate così popolari tra i dentisti. In quanto la placca che si forma sui denti è un biofilm, e masticando gomme contenendo xilitolo (al 100% senza edulcoranti aggiunti), questo può aiutare a ridurre la placca.
il miele. Sempre ad uso esterno per la rottura del biofilm. In particolare il miele di Manuka che pare avere proprietà battericide contro tutti i ceppi batterici.

FASE 2- Aggredire l’infezione

Valutare l’utilizzo di agenti antimicrobici nautrali (fitoterapici), prodotti omeopatici o antibiotici, da assumere 30/60 minuti dopo la fase 1. Inoltre:

ogni batterio o fungo richiede agenti differenti, e non tutti vanno bene per ogni caso
i migliori benefici possono derivare dalla rotazione di 2-4 agenti al giorno. Questo secondo la teoria che molte delle infezioni possono sviluppare velocemente resistenza ai prodotti.
i sintomi possono peggiorare durante la fase iniziale (prime due settimane)
Estratto d’origano
Artemisia Asinthum (wormwood extract)
Echinacea
Neem
Estratto d’aglio
Olio di Tea tree
Uncaria Tomentosa (Unghia di gatto, cat’s claw)
Estratto di foglia d’ulivo
Acido Laurico
Uva Ursina
Estratto di mallo di noce nera (black walnut extract)
Pau d’arco
Estratto di semi di pompelmo
Acido Caprilico
Violetto di Genziana
Baikal skullcap (Scutellaria baicalensis)
Berberina (l’Idraste o Goldenseal, da cui può essere estratta la berberina, stimola l’attivazione delle cellule Th1 e può esacerbare certi problemi in soggetti con malattia autoimmune)
Ovviamente, ce ne possono essere molti altri, ma tutto dipende dal tipo di infezione presente. Ed in tutti i modi, bisogna affidarsi alle cure di un professionista preparato sull’argomento.

FASE 3 – Fare Pulizia

Una o due ore dopo la fase 2. Alternativamente, prima di andare a dormire. Assumere un prodotto che supporti la fase di detox ad aiuti ad eliminare le endotossine rilasciate dalla morte dei microbi. I sintomi da detox a carico del fegato possono peggiorare durante le prime due settimane.

Fibra, insolubile e solubile (verdura e frutta)
Carbone attivo
Pectina
Cardo Mariano
Radice di Tarassaco
Psillio
Chitosano
Clorella
Argilla bentonite
Butirrato
Coriandolo
Germanio organico

FASE 4 – Ripopolare e rafforzare l’intestino

Prima di prendere probiotici, sarebbe sempre bene verificare con un test la situazione della flora batterica, perché provocare la sovraccrescita di ceppi buoni già presenti in abbondanza non è una cosa utile.

Elaine Gottschall, inventrice della Specific Carbohydrate Diet, raccomanda di evitare probiotici contenenti i bifidobatteri, per la loro tendenza di sovraccrescere e formare biofilm. Mentre i probiotici simbiotici creano anch’essi biofilm.

Probiotici da assumere lontano dai pasti, prima di andare a letto. In caso di terapia medica, i probiotici possono diminuire l’efficacia della terapia antibiotica (come nel caso del Blastocisti).

Preferire cibi fermentati come Kefir, crauti e kombucha. Mentre tra gli integratori, due probiotici meritano infine menzione speciale per le loro proprietà.

Escherichia Coli Nissle 1917

L’E. Coli Nissle 1917 (da non confondere coi ceppi tossici come l’E. Coli O157:H7) è, oltre ad alcune specie di lattobacilli, uno dei ceppi probiotici maggiormente studiati. L’iniziale successo terapeutico fu notato nella gestione delle malattie infettive gastrointestinali e le infezioni a carico del tratto urinario; l’attenzione si spostò successivamente verso le condizioni croniche infiammatorie.

L’E. Coli Nissle 1917 ha effetti benefici in pazienti con sindrome del colon irritabile con microflora enterica alterata (dopo gastroenterocolite o antibiotici). Valido come terapia di mantenimento nella colite ulcerosa. Protegge la mucosa gastrica contro le erosioni indotte dallo stress a causa di azioni anti-infiammatore e vasodilatatorie. Studi mostrano risultati positivi quando utilizzato in presenza di morbo di Crohn, sindrome del colon irritabile, enterocolite necrotizzante, ma specialmente nella prevenzione di ricadute in pazienti con colite ulcerosa. Studi randomizzati e controllati a doppio cieco che comparavano l’efficacia dell’E. Coli Nissle 19179 a quello della mesalazina (utilizzata nel trattamento della RCU) hanno dimostrato che l’E. Coli Nissle 1917 è tanto efficiente quanto la mesalazine nella prevenzione delle ricadute. Da poco è disponibile anche in Italia.

Altrimenti si può provare a coltivare a casa per preparare lo yogurt, secondo le indicazioni della D.ssa Myhill.

Saccharomyces Boulardii

Il S. Boulardii secerne leucina aminopeptidasi che sembra essere di supporto contro le allergie alle proteine della dieta a seguito di gastroenterite acuta. Aumenta l’assorbimento intestinale di D-glucosio che insieme al sodio può migliorare l’assorbimento di acqua ed elettroliti durante la diarrea. Aumenta la concentrazione nelle feci di acidi grassi a catena corta che nutrono le cellule mucosali del colon. Modula l’immunità incrementando la secrezione di IgA ed aumentando i recettori Ig delle cellule cripte. Inibisce le citochine infiammatorie e secerne un fattore che blocca l’attività della tossina A di C. difficile. Ha un effetto antagonista contro i filamenti della Candida e la formazione del biofilm. Utile se associato alla terapia antibiotica per la diarrea, sindrome del colon irritabile, infezione da Blastocystis Hominis e Giardia.

Il ceppo migliore di S. Boulardii è il Saccharomyces cerevisiae var. boulardii Hansen CBS 5926. Quello della Codex, acquistabile in farmacia lo contiene, ed è uno dei migliori sul mercato.

Dopo 4 settimane di distanza dalla fine del trattamento, rifare test per verificare l’efficacia della terapia e la totale eradicazione dell’infezione.

Un’ultima cosa. Qualsiasi trattamento vogliate intraprendere, senza porre attenzione alla dieta, non servirà assolutamente a niente. Mettetevelo bene in testa. E non sprecate tempo né denaro in integratori senza questo accorgimento, se avete davvero voglia di guarire.

Bibliografia

“Missing Microbes” di Martin J. Blaser
“Rethinking Fatigue” di Nora Gedgaudas & Datis Kharrazian
“The Paleo Approach” di Sarah Ballantyne
“Digestive Health with Real Food” di Aglaée Jacob
www.hypertextbookshop.com/biofilmbook/
www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC90417/
perfecthealthdiet.com/2010/07/bowel-dise...healthful-gut-flora/
www.fasebj.org/content/16/1/61.long
chriskresser.com/the-highly-effective-bu...or-chronic-sinusitis
www.advancedhealing.com/dr-ettingers-bio...e-and-gut-pathogens/
en.wikipedia.org/wiki/Biofilm
www.autismpedia.org/wiki/index.php?title...an#cite_note-usman-2
www.sciunisannio.it/doc/appunti/lm_biol/...icrob_virol_m_03.pdf
chriskresser.com/how-to-prevent-and-trea...-without-antibiotics
Ultima Modifica 9 Anni 8 Mesi fa da Alernd.
I seguenti utenti hanno detto grazie : yagoo40, Hall, elena

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9 Anni 8 Mesi fa #30855 da Clara
Risposta da Clara al topic Il ruolo del biofilm nelle infezioni.
Grazie Alernd, very interesting, avevo visto uno studio indicato da Ade sul biofilm del magnesio che viene utilizzato da pneumonas e un altro patogeno che ora non ricordo.

Tu quale metodo useresti per la prima fase di abbattimento dei biofilm?

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9 Anni 8 Mesi fa #30856 da lu
Risposta da lu al topic Il ruolo del biofilm nelle infezioni.
notevole, ho appena finito di leggere il medesimo articolo in rete, apro il forum e lo ritrovo? ! Sarà un segno?...
Allora dico che stavo cercando informazioni per capire come trattare lo stafilococco aureo che ho sicuramente nel naso e che ho i sospetto (solo sospetto) possa essersi diffuso altrove (artrite).

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9 Anni 8 Mesi fa #30876 da lu
Risposta da lu al topic Il ruolo del biofilm nelle infezioni.
Non capisco come si può utilizzare praticamente lo xilitolo o il miele per sinusiti o otiti . E poi sinusiti e otiti sarebbero infezioni esterne?

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9 Anni 8 Mesi fa #30877 da lu
Risposta da lu al topic Il ruolo del biofilm nelle infezioni.
scienzamarcia.blogspot.it/2014/03/le-str...ofilm-e-la-loro.html
qui si parla di ferro calcio e "manganese" (non magnesio) quale struttura del biofilm.
?

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9 Anni 8 Mesi fa #30945 da Clara
Risposta da Clara al topic Il ruolo del biofilm nelle infezioni.
www.sciencedirect.com/science/article/pii/S094450130600005X

Influence of magnesium ions on biofilm formation by Pseudomonas fluorescens

articolo tradotto con google:
Mg2 + è potenzialmente in grado di influenzare l'adesione batterica direttamente attraverso effetti sulle interazioni elettrostatiche e indirettamente influenzando i processi di attaccamento fisiologia - dipendente. Tuttavia, gli effetti di Mg2 + sulla struttura del biofilm sono in gran parte sconosciuti . In questo studio , Pseudomonas fluorescens è stato utilizzato per studiare l'influenza della concentrazione di Mg2 + ( 0 , 0,1 e 1,0 mM MgCl2 ) sulla crescita biofilm . Planctonici e cellule attaccate venivano registrati (sulla base di colorazione DAPI ) mentre le strutture biofilm sono stati esaminati tramite microscopia confocale e strutture tridimensionali sono state ricostruite . Concentrazione di Mg2 + ha avuto alcuna influenza sulla crescita di cellule planctoniche , ma , durante la formazione di biofilm , Mg2 + ha aumentato l'abbondanza di cellule attaccate . Per cellule attaccate , l' influenza della concentrazione di Mg2 + cambiare nel tempo , suggerendo che il ruolo di Mg2 + in allegato batterica è complesso e dinamico . Strutture biofilm erano eterogenei e la colonizzazione della superficie e la profondità aumenta con l'aumentare Mg2 + concentrazioni . Nel complesso, per P. fluorescens , Mg2 + aumentato di attacco iniziale e alterato la successiva formazione e struttura del biofilm .
I seguenti utenti hanno detto grazie : Alernd

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