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Clara ha scritto: Ciao caro, ti avevo anche inviato un piccolo messaggio in pv ma si vede che non l'hai visto o non è arrivato, qualche giorno fa...
Lacan parla di quella che chiama la "dittatura dei significanti" ma anche della possibilità di disalienarsi da essa.
Come fare , chiedi tu...E' naturale che Lacan si riferisca alla psicanalisi e a quella "lacaniana", che a differenza del percorso ortodosso di Freud, incomincia davvero una volta che la persona abbia risolto i suoi sintomi, per andare a fare quella che si chiama "l'attraversata del fantasma".
Ti riporto qualche riga di Miller:
"L'analisi inizia dopo il supposto benessere del paziente, oltre quel momento in cui comincia a sentirsi bene nella sua pelle.A questo punto la responsabilità dell'analista diventa pesante, perchè l'andare oltre questo punto supposto del benessere vuol dire rompere con tutti gli ideali comuni alla nostra società, giachè l'etica propria dell'analisi suppone l'adozione di valori rigorosamente inacettabili per qualsiasi potere costituito..."

E cosa c'è alla fine di tutto questo percorso?Cosa può liberare il soggetto dai sintomi angoscianti e dai propri fantasmi e che può consegnare il soggetto alla sua interezza?C'è la questione etica, l'etica sul proprio desiderio, nel senso più pieno della parola, ed è ciò che può dare senso là dove non c'è.
C'è il "ritrovamento" di qualcosa che è anche gioioso, l'acquisizione del proprio sapere di sè, una specie di saggezza, la felicità di aver snodato i propri annodamenti.
Non c'è un trovare il senso nel mondo, che è quello della dittatura sopra citata, ma c'è il pervenire interamente alla propria etica.
Per fare un pò di mitologia, mi viene in mente la questione del senso dell'onore dei samurai, e come quel senso lì potesse bastare.
Ti abbraccio

è un discorso molto interessante. Siccome io Lacan e la sua variante di psicanalisi ancora non la conosco, voglio cominciare a studiarlo "strutturalmente" cioè partendo dallo strutturalismo linguistico, quindi filosofico e poi "calando" nei meandri della psiche (mi pare che la gerarchia sia questa, no?). Cè un mio amico, laureando in filosofia, mi ha praticamente "iniziato" lui a Michael Focault e tutti questi discorsi, che prima non conoscevo minimamente. Di sicuro mi potrà dare una mano, in settimana lo contatto.

Comunque, nel frattempo possiamo cercare di sincronizzare i nostri linguaggi: per caso, queste idee di cui mi hai parlato, hanno a che fare con il concetto di "vero Sè" l' Essenza di cui si parla in psicosintesi, psicologia transpersonale e/o esistenziale? O non c'entra proprio nulla? Così posso vedere di agganciare i discorsi, può darsi che alla fine sono la stessa tematica, ripresa da varie angolature.
Ti spiego brevemente il modello di "individuo attualizzato" della psicologia esistenziale secondo Carl Rogers: E' prima di tutto uno che vive nel qui-e-ora (ma questo è ovvio, vabbè ma secondo me viene automatico quando si sistema tutto il resto). Che possiede una naturale e spontanea coerenza tra quello che pensa, quello che sente, e quello che fa (è "sincero con se stesso", già qui si va sul difficile), e lo è anche nel rapporto con gli altri (questa è bella... lo trovo assolutamente impossibile!) poi, vabbè è uno che ha un ottima consapevolezza di se, si accetta per quello che è, e come direbbe Nietzsche non si vergogna di essere se stesso. Forse uno dei più grandi crimini delle nostre beneamate strutture sociali, strutturare gli individui per avere vergogna di sè.
Ovviamente, una delle critiche più comuni a Carl Rogers è verso il suo estremo, quasi cieco ottimismo verso l'umanità. Da parte mia, io lo trovo quantomeno molto difficile raggiungere questi risultati, ammesso che sia veramente questo poi lo scopo del percorso personale.
Comunque, ti risuona quest'idea? Posso partire da qui?

Per il resto, in effetti devo dire che l'onore dei samurai è qualcosa che mi ha sempre ispirato, anche nei periodi bui - sarà che ho sempre avuto un'estetica del sacrificio, e forse quella è un rimasuglio del passato cattolico

Però, in effetti ci sta. Ad esempio ricordo una frase molto bella, un antico proverbio dei marinai portoghesi, citata da Raffaele Morelli: navigare è indispensabile. Vivere non è indispensabile.

E' proprio questo il punto, andare oltre la vita...

il "modello" descritto è apprezzabile, dipende se tale condizione è acquisita a motivo di un lavoro di destrutturazione.
Se non è così il modello è appunto un "modello" che si tenta di indossare ma che prima o poi perderà la sua aderenza.
Ecco , citando l'onore dei samurai però non volevo riferirmi al sacrificio, l'ideale del sacrificio è sicuramente qualcosa da smaltire...
Bello il proverbio portoghese, efficace.
Non è andare oltre la vita ciò che si dovrebbe fare, ma procedere verso la disalienazione...

Clara ha scritto: il "modello" descritto è apprezzabile, dipende se tale condizione è acquisita a motivo di un lavoro di destrutturazione.
Se non è così il modello è appunto un "modello" che si tenta di indossare ma che prima o poi perderà la sua aderenza.

e come si fa a sapere se lo è?

non potrà che saperlo il soggetto stesso...
generalmente le psicoterapie varie, pnl compresa mirano a ristrutturare l'asse percettivo comportamentale dell'individuo attraverso le varie tecniche.
Ma la ristrutturazione finisce poi col cedere e spesso si ripresentano i problemi che si pensavano risolti.
Diversa è la psicanalisi, riferendomi a quella Lacaniana, e non solo, ma a quella fatta da un bravo lacaniano che ha lasciato il "maestro" alle sue spalle...

I punti di vista
sottotitolato in ITA

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appena potremo, posteremo qualche video di Garimberti